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La politica che coltiva l’ignoranza non troverà il consenso delle persone che vivono la rete

Lavorando con la rete, sposando le sue modalità, respirando la sua connaturata democraticità e la sua stretta affinità con le regole naturali dell’evoluzione umana (si perché la rete funziona in quanto le singole unità che la compongono sono persone, non bisognerebbe dimenticarlo mai) mi viene spesso da pensare ai cosiddetti “nativi”: quei giovani che sono cresciuti in un mondo in cui internet è considerata come l’energia elettrica dalle generazioni precedenti.
Non solo nell’ovvietà della sua presenza ma anche nella potenzialità delle sue caratteristiche: la condivisione, la conversazione, la conoscenza. Una naturale espansione delle possibilità umane, un super potere che attraverso una sintonizzata nuova idea può aprire prospettive sociali ed economiche inaspettate.
Pensando a questi “nativi” mi viene da chiedere come potranno considerare coloro che dovrebbero organizzare la vita di questo paese quando tentano di risolvere, nella più palese ignoranza, i “problemi” legati ad internet.
Penso a questi “nativi” per i quali è naturale cercare informazioni, conversare con coloro che ne sanno di più (anche se non li hanno mai visti in vita loro ma attraverso la loro reputazione sono diventati dei riferimenti), discutere ed allargare il proprio punto di vista frequentando “luoghi” in cui gli argomenti vengono approfonditi.
Cosa potranno pensare questi “nativi” di coloro che tentano di rimodellare a colpi di proclami e sensazionalismi un mondo che per loro è naturale?
Vi consiglio un post davvero intelligente di Stefano Hesse sul suo blog.

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

Comunicare fa bene soprattutto nei momenti di crisi

Ci ricorderemo del 2009 come di un anno particolarmente impegnativo.
Nonostante le visioni più ottimistiche che presentano questo periodo come un momento di svolta per recuperare i valori sani dell’economia senza l’inquinamento dei giochi della finanza e rimandano ad una visione realistica del mercato, le aziende devono affrontare una situazione strutturale di difficoltà.

Ottimizzare e razionalizzare diventano le attività chiave: fondamentali ed allo stesso tempo pericolose.

Pericolose quando vanno a togliere risorse a tutte quelle attività che, in momenti come questi, permettono di creare i vantaggi competitivi e le basi per cogliere le condizioni migliori nel momento in cui il panorama economico inizia ad uscire dalle difficoltà.

La comunicazione rientra tra queste attività e spesso è tra le prime a subire dei tagli.
Questo discorso fatto da chi lavora nella comunicazione può certamente sembrare “di parte” quindi non c’è modo migliore che far approfondire il tema a chi lo affronta da un altro punto di vista.
Tanto meglio poi se si tratta dell’Economist.

Una serie di slide chiare e dirette ed anche graficamente molto piacevoli.

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

91 punti su cui riflettere

91 punti che ogni azienda dovrebbe prendere seriamente in considerazione, prima di essere fuori tempo massimo.

Nello stile di Gianluca Diegoli una pubblicazione che le aziende dovrebbero tenere sul comodino… 🙂

Buona lettura! (e grazie a Gianluca)

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

Ripensare la pubblicità

La rete ed ancor più le reti sociali obbligano a riportare la comunicazione ed il marketing ad un livello più “naturale”; quando non si può più far finta di non comprendere che il rapporto è tra persone e non tra aziende ed utenti, i linguaggi non possono che diventare quelli usati dalle persone a cui ci si rivolge.

Ho sempre pensato al marketing come al sano buonsenso, codificato in regole, per persone complicate (gli uomini di marketing ovviamente 🙂 ).
E come per qualsiasi attività umana una codifica in quattro regole risulterà sempre restrittiva; da qui le pirotecniche evoluzioni e gli ampliamenti delle regole fino alla percezione che forse… la strada da percorrere sia un po’ diversa.

Dal blog di Gaspar Torriero: “Insomma, non è complicato: quando io non voglio comprare niente, la pubblicità è di troppo; quando voglio comprare qualcosa, la pubblicità è troppo poco.

Forse non sarà così al 100% ma sarebbe quanto meno una considerazione da tenere sempre in mente quando si decide fare, in qualsiasi modo, pubblicità.

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

Qualcosa che sia 2.0

Qui in Conseil ce lo ripetiamo il più spesso possibile: ci occupiamo di comunicazione.

Non perché abbiamo una crisi di identità ma perché questo ci aiuta a mantenere sempre la rotta delle aziende che decidono di lavorare con noi. Ci aiuta a realizzare dei progetti che guardino sempre e il più possibile con un’ottica grandangolare, provando a costruire anche per quella parte che ancora non è entrata nel nostro campo visivo.

Qualche mese fa fummo contattati da una grossa azienda produttrice di uno dei prodotti italiani più tipici.
Ai piani alti avevano cominciato a percepire la poca efficacia del classico spot e volevano provare qualcosa di nuovo che fosse legato alla rete.

Il post potrebbe chiudersi qua. Uno dei problemi principali di molte aziende italiane: fermarsi alla superficie, non accorgersi come i loro interlocutori stiano cambiando e come in realtà stiano usando quel qualcosa di “nuovo” che c’è su internet.
Ben venga la lungimirante azione di Marco Montemagno e Marco Antonio Masieri ed il loro Codice Internet.

Inutile dire che la nostra proposta che puntava a costruire delle conversazioni da alimentare e curare nel tempo non sia stata compresa. In compenso un’altra agenzia molto più furba di noi ha venduto all’azienda un giochino molto “dueputozero” e cool del tipo fai il tuo disegnino e mandalo ad un amico e magari guarda quello degli altri… Ehm e poi? Ci parlo con gli altri? Ci parlo con gli altri del prodotto?

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

Rest in peace David

Venerdì scorso ha deciso di uscire da questo presente anomalo nel quale riusciva mirabilmente a rispecchiarci, noi troppo assuefatti dal viverlo, noi spesso troppo distratti per accorgerci delle sue distorsioni.

Ho cercato fino a ieri sera qualsiasi accenno ulteriore ad un possibile perchè che poi non sarebbe mai completamente comprensibile o spiegabile.

Mi è tornata in mente l’espressione della libraia quando acquistai Infinite Jest, non immaginavo neanche lontanamente le dimensioni fisiche del libro, come non potevo immaginare l’attrazione costante che sarebbe rimasta viva fino all’ultima pagina.

La newsletter n. 34 di minimum fax riflette completamente lo smarrimento per l’accaduto.

Se non conoscete David Foster Wallace vi consiglio un assaggio scritto dopo l’11 settembre 2001.

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato

I piccoli piaceri della vita (divagazioni estive su come coccolare un cliente già soddisfatto)

Durante l’ultimo Fuorisalone, avido di stimoli ed in preda ad un delirio fotografico, sono incappato in un surreale marciapiede erboso su cui stava avvenendo un improbabile pic-nic tra le auto.
Il prato usciva da un negozio anch’esso erboso in cui erano in esposizione ed in vendita delle borse davvero originali: è stato amore a prima vista!

Confesso: stavo da un po’ cercando una borsa compatta ma disponibile almeno per un comodo formato A4 ed un po’ fuori dai soliti clichè modaioli.

Ed eccola lì: in gomma ricavata da camere d’aria riciclate di camion, rivestita internamente con tessuti di indumenti usati e dotata di tracolla regolabile realizzata con cinture di sicurezza usate.

Me la sono guardata per bene cercando di rimanere impermeabile all’entusiasmo del “venditore” che nel frattempo mi ha raccontato tutto e di più dei prodotti di Hell’s Kitchen; al mio riferimento alle dimensioni ha preso un foglio A4 e mi ha fatto vedere come ci stava comodo… touche!

Non contento il “venditore” mi ha reso noto il prezzo agevolato per il Fuorisalone, mi ha applicato sulla borsa il logo impresso su una toppa per camera d’aria e come gran finale ha riposto la borsa nella sua scatola, una di quelle da pizza da asporto gigante dovutamente stampata e rigorosamente in cartone riciclato. Avete presente un bambino con lo zucchero filato al luna park? 🙂

Arriva l’estate, sugli indumenti chiari noto che la borsa lascia il segno… Neanche troppo contrariato ma anzi quasi comprendendo l’eventualità scrivo comunque una e-mail a Hell’s Kitchen solo per sapere se c’era qualche rimedio.

Il giorno dopo mi risponde una gentilissima Emma che: si scusa, mi indica tutti gli estremi per rispedire a loro carico la borsa, mi chiede i miei dati per potermi mandare una borsa sostitutiva ed inoltre mi chiede di poter inviare l’indumento per poter capire il problema dato che sembra sia un caso anomalo considerando i trattamenti che la gomma subisce proprio per evitare controindicazioni.

Quindi non solo mi cambiano la borsa dopo mesi dall’acquisto ma si attivano, per un unico caso isolato, per poter arrivare alla radice del problema.

Un prodotto originale dove ogni pezzo è unico (un po’ come ognuno di noi), basato su attualissimi principi di eco sostenibilità, con una semplice e sana attenzione verso chi ha dedicato attenzione a Hell’s Kitchen con l’acquisto.

Bravi!

ConseilComunicazione – Andrea Ferrato

Conoscere internet leggendo i titoli e guardando le figure

Mi è sempre piaciuto D, il supplemento del sabato di Repubblica: la scelta della carta, l’impaginazione, la fotografia… L’ho sempre ritenuto qualche passo più avanti rispetto ai corrispondenti di altre testate anche per l’approccio ai contenuti e poi sotto l’ombrellone è perfetto.

Purtroppo sono incappato in un paio di articoli di quelli che, a chi lavora nella e con la rete, fanno sempre un po’ male.

Si comincia con Vittorio Zucconi che per il suo Hotel America racconta della vendetta coniugale di una signora che decide di usare internet a discapito dell’ex marito aprendo un blog: “…Aprì un blog, uno di quei giornali e diari nei quali l’autore o autrice vomita tutte le opinioni, la spazzatura e i pettegolezzi che vuole senza contraddittorio…”
Già la definizione di blog la dice lunga sull’opinione dell’autore in merito e poi la conclusione conferma quanto la conoscenza di ciò di cui sta parlando sia anche vaga per non sapere che in un blog si possono fare commenti attivando quindi un contraddittorio anche piuttosto allargato.

Più avanti spunta un articolo su come alcuni spot televisivi abbiano cambiato le preferenze turistiche e sulla inefficiente promozione turistica dell’Italia.
In un box viene citata la ricerca di FiloComunicazione che conferma la preferenza del turista italico nell’usare internet per scegliere la meta della vacanza (meglio tardi che mai)
“…per scegliere una meta sono internet (lo usa il 53,4% di chi programma una vacanza breve, il 48,3% per quella lunga) e il passaparola (37,5% per la lunga, il 47,7% per la breve). Quindi essere sulla rete è fondamentale (meno male). Allo stesso tempo però c’è una tendenza marcata, attorno al 60%, degli intervistati, a sperimentare una meta che non si conosce, di cui al massimo si è sentito parlare (e qua la rete si presta perfettamente) ”

Poi arriva la conclusione disarmante: “Il problema è trovare lo spot giusto.” (sigh…)

Ho continuato a sfogliare il supplemento leggendo i titoli e guardando le foto, un po’ come i media mainstream continuano a guardare la rete.

p.s.: volevo inserire il link del supplemento on line ma, per il momento, c’è ancora quello della scorsa settimana

Andrea Ferrato – Conseil Comunicazione

Il mondo gioioso del signor Thorel

Come sempre in questo periodo scatta, in molte aziende, la frenesia di arrivare alle ferie di agosto con i progetti aperti quanto meno definiti se non conclusi; insieme agli spaghetti e alla pizza è una delle tipicità italiane. Questa italica anomalia, che non passerà mai di moda, è la scusa che mi prendo per farmi perdonare la latitanza dal blog.

Ed in questo clima estivo un post al limite del gossip può starci anche bene.
Mi hanno segnalato l’intervista su Repubblica Motori al presidente di Ford Italia; sinceramente ho dovuto leggerla un paio di volte per capire se dietro si celasse dell’ironia o se fosse realmente una cosa seria.

Sono certo che l’informazione che ci arriva sulla reale situazione economica (e non solo su questa) passa spesso attraverso il filtro della politica riuscendo a dare sempre una situazione confusa, creando quella stasi tremenda dove tutti hanno ragione e torto nello stesso momento ma la visione del signor Thorel (a prescindere dai numeri) fa quasi tenerezza.

Comunicare positività in un momento come questo è senza dubbio un lavoro piuttosto difficile.
Dimostrare di essere consapevoli del momento e porsi a fianco di chi lo vive con soluzioni che aiutino a viverlo è forse una delle poche strade.

Continuare a spingere modelli di vita e desideri totalmente dissociati dalla realtà che le persone vivono quotidianamente toccherà sempre più le corde di cerchie ristrette allontanando o rendendo indifferenti tutti gli altri.

Le persone sono cambiate e stanno cambiando, sempre meno sognano con la pubblicità o con un prodotto; certo ci sono le eccezioni ma sono davvero poche e saranno sempre di meno.

Andrea Ferrato – Conseil Comunicazione

Comunicare nella rete

Come sempre succede, in particolar modo nel mondo della comunicazione, le idee del momento, quelle che riscuotono un certo riscontro, vengono immediatamente cavalcate, clonate, ripetute, riciclate.

Ciò funziona abbastanza bene quando parliamo di stili, di effetti, di mode (ma trovo la cosa deprimente e credo “deprima” anche la marca). I problemi nascono quando si cerca di traslare, in modalità advertising, dei comportamenti, delle modalità che nascono da un iter naturale insito nel rapporto tra le persone e dalla condivisione della loro creatività.

Questa diffusa propensione a creare a tavolino ciò che avviene per processi spontanei in rete, dimentica spesso alcuni ingredienti fondamentali: il contesto di riferimento, gli interlocutori, gli ambiti di interesse delle persone a cui ci si rivolge, la capacità di stimolare una reazione, la predisposizione e la capacità di ascolto.

Ma questo approccio sara anche l’antidoto e la cartina tornasole per tutti quei tentativi di sfruttare la parte superficiale della rete.

Internet è un organismo vivente dove le singole cellule sono le persone, l’unico modo per creare un contatto significativo è cercare di essere il più possibile reali; niente di molto diverso da quando si cerca di instaurare una conversazione nella quotidianità: avere degli argomenti interessanti, non essere ridondanti, saper ascoltare l’interlocutore, saper far tesoro delle opinioni altrui.

Ne parla anche Maurizio Goetz in uno dei suoi acuti post.

Conseil Comunicazione – Andrea Ferrato


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